La leishmaniosi è una malattia che colpisce sia il cane che l’uomo (occasionalmente anche il gatto,il cavallo, il bovino e il ratto). Al contrario che nell’uomo, nel cane la guarigione è molto rara e ciò fa sì che quest’ultimo sia anche il principale serbatoio della malattia. L’incidenza in Italia, a partire dagli anni ’90 è in continuo aumento sia nelle regioni del centro-sud dove era già endemica, sia nel nord che ne era indenne fino ad allora.
L’agente eziologico è un parassita del genere “leishmania”, del quale esistono numerose specie e sottospecie con varie distribuzioni geografiche; la “leishmania infantum” è la responsabile della leishmaniosi viscerale in Europa (in particolare nella regione del mediterraneo) sia nel cane che nell’uomo.
La TRASMISSIONE del parassita è dovuta ad un flebotomo, insetto ematofago notturno; la sequenza prevede che ci sia un pasto di sangue da parte dell’insetto su un soggetto con leishmania, il parassita completa il suo ciclo di maturazione all’interno del flebotomo ed è cosi pronto per essere trasmesso, con una successiva puntura, ad un altro vertebrato.
Nel cane la localizzazione della leishmania è all’intero dei macrofagi (cellule che contribuiscono al funzionamento del sistema immunitario) e con essi si diffondono in tutto l’organismo localizzandosi in maniera definitiva nei linfonodi, nel midollo osseo, nella milza e nel fegato.
I casi di eliminazione del parassita da parte del sistema immunitario del cane sono rari, e in genere quindi ne rimane portatore a vita e sebbene ci sia la possibilità che alcuni soggetti non manifestino mai i sintomi, questi ultimi sono per lo più destinati a verificarsi anche se con tempi di incubazione che possono andare da un mese fino a 7 anni.
I SINTOMI hanno un andamento cronico e sono estremamente numerosi e variabili. Per brevità, schematizzando molto il quadro clinico, la lista dei possibili sintomi più o meno compresenti in un cane affetto da leishmaniosi, sono, in ordine di frequenza: lesioni cutanee (dermatiti forforacee e pelo diradato), aumento del volume dei linfonodi, debolezza generalizzata, ulcere al tartufo, dimagrimento, anemia, insufficienza renale cronica, zoppia intermittente, lesioni oculari, epatite, colite…….
La DIAGNOSI non può basarsi sui soli sintomi clinici dato che nessuno di questi è esclusivo della leishmaniosi e vista la loro grande variabilità. L’iter diagnostico quindi deve comprendere, oltre che la visita clinica, una serie di esami finalizzati sia all’identificazione diretta della presenza del parassita nell’organismo (con esami citologici prevalentemente di linfonodi e midollo osseo, e esami molecolari che ne evidenzino il DNA), sia all’identificazione di una risposta immunitaria alla presenza della leishmania. La discrezionalità del Medico Veterinario è quindi alla base delle scelte riguardo i metodi più opportuni per la diagnosi, tenendo sempre ben presente che non esiste un unico test con sensibilità e specificità del 100%.
La TERAPIA, essendo la guarigione completa quasi sempre impossibile da ottenere, è finalizzata da un lato ad aiutare il cane colpito a sviluppare una risposta immunitaria capace di tenere sotto controllo il parassita riducendone il più possibile la replicazione, dall’altro a raggiungere una più o meno completa remissione dei sintomi che caso per caso caratterizzano la malattia. Anche in questa fase quindi è il Medico Veterinario che in base alla sua esperienza e al quadro clinico ha la possibilità di scegliere tra diverse opzioni terapeutiche che prevedono l’uso di più farmaci anche contemporaneamente per periodi molto lunghi. Gli antimoniali usati insieme con l’allopurinolo costituiscono la terapia d’elezione (ma non l’unica possibile) e il monitoraggio terapeutico prevede ripetuti test ematici con la valutazione in particolare dell’elettroforesi sierica. I tempi di sopravvivenza possono andare da poche settimane dal momento della diagnosi, fino ad alcuni anni.
La PREVENZIONE purtroppo non prevede ancora metodi efficaci e si limita all’utilizzo di presidi che riducono la possibilità di punture di insetto mediante un’ azione repellente. Le speranze per una più efficacie profilassi si affidano ad uno studio in atto in Italia per la messa a punto di un vaccino che si pensa possa essere in commercio entro pochi anni.
La precocità dell’ identificazione della parassitosi risulta spesso fondamentale per l’ottenimento di una buona risposta alla terapia e quindi per riuscire ad avere più lunghi tempi di sopravvivenza. Nella regione Marche il numero di cani affetti da leishmania registra negli ultimi anni un aumento in linea con i dati nazionali e ciò sta determinando un’aumentata attenzione al problema da parte dei medici veterinari e l’auspicio di un aumento della sensibilità da parte di ciascun proprietario di cane.
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